ANTICA MAPPA DELL'ALNETO

      Anno del Signore 1244, il 16 dicembre (1) il Papa Innocenzo IV ordina all'Abate ed al convento di Pomposa di conferire al nobile chierico Alberto di Incisa, che dichiara di non avere benefici, la chiesa di S. Maria di Flexo (*), sita a Rocchetta Tanaro, su di un antico braccio laterale del fiume; se non lo avessero fatto vi avrebbe dovuto provvedere Bribezio canonico Belvacense, abitante a Bologna.
     Il 5 marzo 1245 (2), il marchese Guglielmo d'Incisa o di Rocchetta proibisce a nome di Dio, del Papa, di suo padre e dei suoi fratelli che Albertino suo consanguineo prenda possesso di un certo terreno spettante per la metà alla chiesa di S.Maria de Flexo (*) che asseriva propria per diritto di patronato. La proibizione non ebbe esito, per cui si appellava alla Santa Sede. Un intervenuto ripensamento aveva spinto il marchese a volere: "quod monachi Pomposie Deo et ecclesie deservient", attraverso l'appannaggio materiale.
     Il 17 febbraio 1298 (3) prende possesso del priorato di S.Maria de Flexo d. Venzolo assieme al monaco Marco per nomina dell'abate Giacomo. L'atto si compie in Rocchetta di Flexo, presenti Giovanni marchese di Rocchetta, assieme ai commarchesi Albertino e Pagano. Il 7 settembre, il 10 dello stesso mese seguono le varie misurazioni dei terreni e la stesura degli inventari dei beni mobili e immobili sotto l'attento controllo dei Signori: risultano 2 case e 6 terreni (dai complessivi 106 moggia, 7 staia, per il valore complessivo di 1710 lire astensi; ogni staio vale 40 scudi). Si aggiungono 25 titoli di reddito: 1 "vernato" (**) e 1 "lescheto" (***) (di 17 moggia del valore di lire 68), 4 boschi, 20 diritti di quarto o quinto, in genere, con le relative misure e redditi. (4)
     Anno 1503 (5), l'abate di Pomposa, Bassano di Lodi, visita la chiesa di S. maria de Flexo, interroga il cappellano Giacomo sul priore (commendatario della stessa) Galeazzo (nominato da Papa Sisto IV nel 1483) ed assente in quanto ammalato. L'abate constata la buora cura della chiesa e dei possedimenti [tra cui il verneto], pur rilevando la scarsità di suppellettili religiose.


     Il 4 giugno 1990 la sezione di Asti del WWF organizza a Rocchetta Tanaro una manifestazione popolare dal nome di "Camminafiume", in collaborazione col Parco Naturale Regionale, che si trova sulle colline sovrastanti il paese. Essa s'inserisce nella campagna nazionale del WWF "Coste e Rive", che intende coinvolgere l'opinione pubblica sul grave problema della distruzione degli ambienti costieri e fluviali italiani. A margine dell'iniziativa, che ha un grande successo, i Guardaparco richiamano l'attenzione del responsabile del WWF di Asti, Giorgio Baldizzone, su di un bosco di ontani, quasi sempre allagato, distante dal territorio Parco, minacciato di distruzione imminente: è proprio il verneto di cui narrano gli antichi documenti... Nasce così la grande scommessa di salvare un bosco irripetibile, un "biotopo" di straordinaria importanza, un pezzo di storia risalente al Medioevo, un piccolo gioiello della Natura giunto fino a noi attraverso i secoli.
     Il 17 dicembre 1996 il Direttivo Nazionale del WWF-Italia, presieduto da Grazia Francescato, delibera l'acquisto del nucleo centrale dell'alneto, la parte più antica e meglio conservata, nell'ambito della campagna nazionale "Boschi e Foreste", che ha lo scopo di tutelare, tramite il diretto acquisto i più importanti boschi italiani non ancora protetti.
     Il giorno 8 giugno 1997 il WWF di Asti, in collaborazione con l'Ente di Gestione dei Parchi e Riserve Naturali Astigiani, organizza una grande manifestazione popolare a Rocchetta Tanaro, con lo scopo di annunciare l'iniziativa, legare idealmente il Parco Naturale (il "Bosco del Marchese") con l'antico "Verneto", che sta per essere salvato: sono passati 7 secoli dal primo documento che ne fa menzione.

(*) S. Maria di Flexo (o Flexio, Flixo, Fiesso, Fiesco), la cui costruzione è antecedente l'anno 1000 [esistono notizie fin dal 985], è attualmente conosciuta col nome di Chiesa delle Ciappellette, perché la struttura muraria racchiude numerosi frammenti di laterizio dette "ciape, o ciappellette"; il nome "Flexo" deriva probabilmente dal fatto che si trovava su di un'ansa del Tanaro (ora scomparsa) che formava un'ampia curva, una "flexio", quindi.
(**) "Vernato" , attualmente Verneto è l'antico nome dell'alneto, in quanto in dialetto locale la "Verna" è il nome dell'Ontano.
(***) "Lesca" era un antico nome dialettale che indicava un'erba palustre, probabilmente una specie di Carice, con cui s'impagliavano sedie e s'intrecciavano cesti.

FONTI:

  1. CODEX IV, 873-74; 2 ff. s.d.; E.BERGER, a.c., LES REGISTRES.
  2. FEDERICI, CODEX IV, 850-851.
  3. CODEX VI, 900-25; VIII, 2 ff. s.d.; GUERRIERI "Chiese e Possessi", 260.
  4. CODEX VI, 909-25 ; N.M.CUNIBERTI, "Monasteri del Piemonte", Torino, 1970
  5. P.A.SAMARITANI "I Metodi" pp. 182-183, 190-191.
  6. L.VERGANO, "Regesto del Vol.I delle Carte della Certosa di Asti".

LA MAPPA: Presso l'Archivio di Stato di Torino, è conservata una mappa datata 1665, disegnata al tratto con inchiostro color seppia, da un anonimo cartografo, che riproduce in modo mirabile il territorio compreso tra i borghi di Rocchetta T. e Cerro T. Appartiene al Carteggio: Monferrato Feudi, vol. C. 32/3, composto di 608 manoscritti che vanno dal 1662 al 1672. Venne prodotta per dirimere un contenzioso che era sorto tra gli abitanti delle opposte sponde in merito al possesso di terreni abbandonati dal Tanaro nel suo divagare. La peculiarità della mappa è costituita dalla precisa indicazione dell'antico corso del Tanaro (paleoalveo) indicato come "Tanaro altre volte" nel quale è inserito un tratto con la scritta "Altre volte Tanaro, hora detto il Vernei", che corrisponde perfettamente all'ubicazione all'attuale bosco di Ontani, ancora oggi denominato "Vernei" (o Verneto) nel dialetto locale. Nella mappa si possono notare la chiesetta di S. Maria di Flexo, la cui storia è strettamente legata a quella del bosco, e alcune cascine, che esistono tuttora, in particolare, come si evince dalla ricerca storica di N.M.Cuniberti, la "Cascina della Madonna", allora detta "Casa dell'Eremita" che nel 1301 risultava abitata dal monaco Oberto [Archivio della Cattedrale di Asti, elenco compilato per ordine del vescovo Arnaldo di Roseto nel 1345, "Registro della chiesa di S. Maria de Flisco della Rocchetta e il libro XL"].